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14 Capitolo

Giochi di piazza

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Stefano Pezzato

7 apr 2020

Nel 1979 Mariotti simula pubblicamente il ritrovamento di un disegno inedito di Leonardo da Vinci, in un locale di via Toscanella a Firenze.

Il disegno in realtà è opera dello stesso Mariotti, che prima inscena lo scherzo (anticipando la famosa "beffa" delle teste di Modigliani rinvenute a Livorno nel 1984) e quindi costruisce con gli artigiani di S. Spirito il modello reale del falso progetto riprodotto nel disegno: la Dama di Bacco, “marchingegno leonardesco” per un gioco che segue le regole della dama moderna sostituendo le abituali pedine con bicchieri di vino bianco e nero. Chi perde beve e il gioco è pensato per coinvolgere un pubblico numeroso, invitandolo a seguire le mosse e le bevute attraverso un sistema di specchi posto sopra alla scacchiera. Un sistema analogo è inserito anche in (fuori testo), dove compariono due pagine speculari con la mano nell’atto di scrivere su una scacchiera, associata al tema della duplicità e dell'ambiguità, "vero-falso". Il gioco si svolge per la prima volta al Torneo della Fiera di Vinci nel 1979 e diventa il traino per la promozione enologica locale. Il modello è conservato al Museo Ideale Leonardo da Vinci. In questo periodo Mariotti accentua la dimensione partecipativa del proprio lavoro, sulla scia delle serate/evento organizzate a Zona, e soprattutto il suo carattere ludico, che assume una prima forma compiuta nell’invenzione e nel meccanismo della Dama di Bacco. Nel 1980 avvia il lavoro pittorico sulle mani "Animani", anticipato dal progetto di scenografia per lo spettacolo de Il Carnevale degli animali (1973) mai andato in scena, dove compare l’immagine di una mano dipinta da elefante proiettata sopra al palcoscenico, e dal progetto grafico per il manifesto della rassegna Firenze Cinema. Cinema for Unicef (1979), in cui cui compare un bambino con la mano dipinta da pulcino. Contestualmente progetta e organizza un articolato programma di eventi per il Comune di Firenze in Piazza S. Spirito. Per l’intera estate la piazza è "ribattezzata" Piazza della Palla , gioco verbale ispirato dalla presenza di “palle” sullo stemma dei Medici, di cui ricorrono le celebrazioni in città, e dal divieto storico al “giocho delle pallottole in tutta questa piazza” scolpitovi a parete nel 1639. L’iniziativa è suddivisa in diverse fasi: “gioco”, il cui simbolo è rappresentato dalla "palla", con un invito alla cittadinanza a riappropriarsi del “campo” e intrattenervisi (nel catalogo pubblicato da Alinari nel 1981 Mariotti associa il "gioco" alla Dama di Bacco); "scena", rappresentata dalla piazza come "luogo teatrale costante", con un palco per spettacoli pubblici che riproduce lo stemma mediceo tagliato in due parti e collocato alle estremità della piazza (in catalogo la "scena" è accompagnata da riproduzioni del suo Teatro); "Proiezioni", incentrate sul "progetto di facciata, tema ereditario del non finito, [che] riflette le varie figure dell'immaginazione collettiva" (in catalogo sono riprodotte le centinaia di progetti pervenuti a Mariotti, proiettati sulla “facciata lunare della chiesa” e rimasti in esposizione permanente all'interno del Caffé Ricchi in Piazza S. Spirito).

Con la sollecitazione collettiva a concepire un “progetto di facciata” e una "proiezione" pubblica delle proposte in scala e in tempo reale, Mariotti riflette sui temi della progettualità possibile a Firenze e della sua immagine contemporanea (tornati recentemente d’attualità con la proposta di completare la facciata di S. Lorenzo). A tal riguardo egli ricorda che “gli ultimi Medici sparirono così alla svelta che non fecero in tempo a finire le facciate delle chiese. E i fiorentini, ancora pieni di superbia quanto di miseria, si buttarono con entusiasmo a progettar facciate (esercizio decoroso ed economico ad un tempo); non appena Firenze fu eletta a capitale dell'Italia Unita, subito i fiorentini tirarono in ballo dai loro concorsi di facciata i progetti vincenti da far pagare alla Nazione e, svelti svelti, ne riuscirono a tirar su due: S. Maria del Fiore e S. Croce. Fortunatamente la capitale passò a Roma, le altre facciate furono risparmiate e il mio progetto di S. Spirito salvo. Così nella notte la chiara superficie della chiesa è stata gioco e scena delle sue immagini possibili, proiezioni distanti anni luce dalle nostalgiche certezze dei restauratori [...]” (Mariotti, Piazza S. Spirito, 1981). Nei primi anni ottanta Mariotti è impegnato nella realizzazione dei suoi nuovi progetti con le “mani”, che lo condurranno nell’arco del decennio alla fama internazionale. Prosegue inoltre la produzione grafica e pubblicitaria. Nel 1981 il Comune di Sesto Fiorentino gli commissiona una campagna per la sensibilizzazione civica alla pulizia urbana, che egli trasforma in un gioco collettivo, la Caccia allo sporco “aperta tutto l’anno”. L’immagine di una mano dipinta in forma di cane dalmata con una pallina di carta in bocca, raccolta fra le dita anulare e mignolo, suona metaforicamente la carica. Cestini, bidoni e automezzi per la raccolta dei rifiuti nel comprensorio comunale sono dipinti con macchie nere su fondo bianco, in modo da risultare facilmente riconoscibili e collegati all'immagine simbolo della campagna.

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