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Stefano Pezzato
24 mar 2020
Gli esordi professionali di Mariotti, documentati nel suo archivio, avvengono tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta nell’ambito del teatro
con la realizzazione di Scene e Costumi per spettacoli di Brecht (Teste tonde e teste a punta, Galleria L’Indiano, Firenze 1958), di Proust (La Fuggitiva, Teatro di Pontedera e Teatro La Fenice, Venezia 1959), di Fabbri (L’inquisizione, Teatro di Pontedera e Teatro La Fenice, Venezia 1961), di Gogol (Il matrimonio, Teatro Stabile, Firenze 1962), di Goldoni (Il matrimonio per concorso, Teatro Stabile, Firenze 1962), in cui mette per la prima volta in mostra le sue doti di disegnatore fantasioso. Il contesto familiare e in certo senso tradizionale del teatro, il carattere pubblico, diffuso e condiviso di questi primi lavori per lo spettacolo avranno varia eco nella ricerca e nella poetica successiva dell’artista: nel rapporto analitico fra “valore estetico” e “valore d’uso” della cessione a pagamento di posti numerati e firmati dall’autore in Teatro (opera-manifesto proposta per un intero decennio, dal 1973 al 1984); nella relazione e reciprocità fra La Silfide, tecnicamente il primo balletto sulle punte nella storia del teatro, e i calchi dei passi della danzatrice (Italia Nativo, moglie di Mariotti e protagonista dello stesso balletto al Teatro della Pergola di Firenze) proposti nell’opera Carola in occasione della prima mostra personale realizzata dall’artista (Galleria Schema, Firenze 1973); ma soprattutto nell’identificazione di Piazza Santo Spirito come il luogo “dove la scena è in platea” (Piazza della Palla, 1980), nella consapevolezza che “è stata questa piazza il primo teatro che ho conosciuto”, fino a diventare la sede ideale per rinverdire la pratica rinascimentale, storicamente perfezionata a Firenze, delle “feste e rappresentazioni speciali”.
“La magnificenza artistica che l’Italia del Rinascimento spiega in queste ultime come ha sottolineato Jackob Burckardt ne La civiltà del Rinascimento in Italia non fu raggiunta che mediante quella stessa convivenza di tutte le classi, che costituisce anche la base fondamentale della società italiana. [...] qui furono portate ad un medesimo livello da una cultura e da un’arte, che erano il patrimonio di tutti”. All’inizio degli anni sessanta si presentano a Mariotti le prime occasioni di intervento pubblico, che gli consentono di confrontarsi tanto con la tradizione storica e la pittura fiorentina del Rinascimento, nel ritratto del condottiero Francesco Ferrucci (nato in via Santo Spirito e divenuto famoso per aver difeso strenuamente la Repubblica fiorentina durante l’assedio delle truppe imperiali di Carlo V nel 1529-1530), dipinto nel 1962 con la tecnica dell’affresco a tempera nel cortile della caserma Ferrucci in Piazza Santo Spirito, alla maniera degli uomini illustri di Andrea del Castagno, quanto con la tradizione teatrale e l’iconografia popolare della Commedia dell’Arte, nel bassorilievo in terracotta smaltata della maschera di Arlecchino realizzato nel 1965 nel ridotto del Teatro Metastasio di Prato.
Ancora Galleria 1
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